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Il postumo cavaliere è il Prof. Karl Federn il quale, due anni dopo che la Cassazione ha confermato la sentenza dei giurati di Torino, scende in Italia in veste di ultimo apologista della signora Linda Murri-Bonmartini. A lavare accuratamente questa signora da ogni accusa e sospetto egli adopra 238 pagine grandi, stampate, ahimè, in bella carta dagli editori Laterza di Bari i quali possono farsi scusare questa cattiva sorpresa soltanto colle loro ottime pubblicazioni scientifiche e filosofiche. Il libro è tradotto in italiano da un uomo che porta il dubbio cognome di Ragghianti ed è presentato da una prefazione dell'enorme idiota scandinavo Björnstjerne Björnson. Si tratta, dunque, di due forestieri che scendono a condannare l'Italia perchè questa s'è permessa di condannare una simpatica signora, figliola di un medico illustre noto per il liberalismo delle sue opinioni. In ciò non troverei niente di male se il signor Federn non avesse opposto esagerazioni ad esagerazioni e partigianismo a partigianismo. I clericali hanno avuto torto nel trasformare un affare penale in una grossa questione di educazione religiosa o irreligiosa, ma i panegiristi della famiglia Murri hanno avuto il torto gravissimo di accettare questa «piattaforma» e di proclamare l'innocenza di Linda, non perchè mancano le prove a suo carico, ma perchè suo padre è libero pensatore e odiato dai preti.
Noi conosciamo benissimo quanto grande sia la seduzione personale della ex-contessa Bonmartini e sappiamo, per esempio, che a Torino, in casa Lombroso e Ferrero, non era permesso porre in dubbio la santità e la purità di Linda senza esporsi a esser cacciati via come malfattori, come capitò, ad esempio, a un illustre professore dell'Università di Torino, noto per la sua giustezza di giudizio e la sua manzoniana arguzia. Ma la grande abilità di Linda Murri nell'accaparrarsi le simpatie non è, disgraziatamente, una prova definitiva della sua innocenza e induce piuttosto a sospettare che quella stessa abilità sia stata usata per evitare ogni sospetto e per fingere una ignoranza dei precedenti del delitto che ha del meraviglioso.
Da questo stesso libro — fatto da un ammiratore sfrenato della graziata — risultano a suo carico dei fatti non belli. Essa pratica per alcuni anni l'adulterio — riceve dal fratello e dall'amante lettere oscene — accoglie in casa sua l'amante del fratello e viene avvertita dall'amante di vegliare su costui poco prima del delitto. È mai possibile che l'amante, il quale fornì all'assassino, nei giorni che precedettero il misfatto, del veleno e dei denari, non avesse fatto saper niente alla donna di ciò che evidentemente si preparava?
Ma noi non vogliamo tornare ancora sulla losca faccenda; ci interessava soltanto di far sapere che anche l'ultimo difensore di Linda, per quanto appassionato ed accurato egli sia, non è riuscito a presentarci completamente en beau la vedova Bonmartini.
I giudici di Torino hanno forse ecceduto nel punirla della sua complicità morale e silenziosa ma il sig. Federa eccede pure, e di molto, quando tratta male con grande disinvoltura l'ucciso, il giudice istruttore, il presidente del Tribunale di Torino e gli avvocati della parte civile. Dove c'è passione non ci può esser giustizia e, malgrado tutto, il fatto che l'Italia ha voluto che si condannasse Linda Murri indica una certa sanità del nostro senso morale, il quale è stato urtato da ciò che di poco pulito è venuto fuori da tutto il processo.
Karl Federn è noto presso di noi per una discreta compilazione su Dante e ci fa meraviglia ch'egli abbia potuto lasciare un tale argomento e perdere un anno di tempo per studiare una equivoca faccenda che non potrà mai essere definitivamente chiarita.
E ci permettiamo di chiedere in vista di quali fini è stata fatta questa versione italiana....
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